Strange Days: 11 agosto – Ore 9.45
Stamattina solita sveglia presto (ormai apro gli occhi alle 5.30 circa) e via per una nuova avventura. Pola è alla fine di una lunga vallata che inizia con Tineo: dopo c’è una catena montuosa che chiude.
L’impresa di oggi non era fare tanti km ma scavallare. Ho fatto un sacco di foto che non diranno niente e da cui non si capisce il dislivello, ma la montagna si avvicinava in mezzo alle nuvole e si vedevano degli allegri segmentini di sentiero tagliarla qua e là, tra fiorellini lilla acceso simili a lavanda e pascoli.
NOVE santissimi chilometri di salita. NOVE. Salita. Non sali-scendi.
Stamattina un altro pellegrino era a prendere il bus: è il terzo spagnolo che abbandona. Quasi tutti hanno già fatto altri cammini, ma sta venendo fuori uno spirito orgoglioso divertentissimo: qualcuno non vuole fare le ultime due tappe che corrispondono al francese perché non vuole sgomitare coi “finti pellegrini da bar”.
Ci sono frasi da Marines, tipo “dai nostri scarponi si vedrà chi è un vero pellegrino!” e cose così.
Effettivamente essere qui seduto sulla radura in cima al monte conquistato, prima della discesona (altri 7 km), a respirare l’aria fresca (e continuo a ringraziare il tempo nuvoloso perché se ci fosse il sole sarei stecchito, e se piovesse sarebbe una tragedia col fango) è qualcosa di fantastico. Silenzio assoluto e relax assoluto.
Prima di dimenticarti un’ode alle Lesbo Guardian Cows (ricoorre strange days): due mucche che mi han bloccato la strada prima di ingropparsi poi tra di loro con – evidentemente – scarsi risultati.
Ore 12.30.
Un’espressione degli studenti di Cambridge, che indica persone ingenue, spesso sprovvedute o financo stupide, è la colorita “Babbo di minchia”. Sono le 12.30 e io sono un babbo di minchia. Spesso i babbi di minchia peccano di hybris, e così ho fatto pur’io. Sono sceso spavaldo dal monte, raggiungendo un bel borghetto di pietra (dove per altro ho scoperto che le suggestive ragnatele con gocce di rugiada sono in realtà fatte con SuperAttack e malta, il tutto a rivestimento di elastici in fibra di carbonio – non so se rendo l’idea). Poi ho attraversato un campo, entrando in un bosco pieno di felci. Avanti avanti e sempre meno segnali gialli. Poi di nuovo una salita bella ripida, di pietre: molto in pendenza, di qualche centinaio di metri. Arrivato in cima c’è un cancello chiuso, oltre il quale continua un sentiero, oppure un altro sentierino sulla sinistra che sale fino al crinale. Vado per il secondo, continuo su pietraia e arrivo ad un belvedere cosmico ma senza sbocchi, se non una strada che scende ripida in una direzione strana. Vado di lì. Niente frecce gialle, niente conchiglie. Dopo un po’ mi rassegno, sono troppo in basso… Perso tra sali-scendi eterni. Ri-arrivo sulla cresta, faccio un rituale di unione con la natura ringraziando di essere nato maschio (pipì nel vuoto – lo so non è elegante ma mi faceva molto into the wild). Torno al via (la salita dopo il borgo) e incontro una simpatica pellegrina olandese che è partita ad aprile dall’Olanda. Una signora di mezza età decisamente pro. Con lei ritorno su per la pietraia al cancello, LO APRO e continuo fino a Lago, dove sono ora con 5 km in più sulle gambe e ancora 4 da fare per Bertucedo. Non so se andrò fino a La Mesa.
Dicono che perdersi durante il Cammino sia un’esperienza da fare e devo dire che è stato divertente. Certo mi fossi perso in CENTRO AD OVIEDO, forse mi sarei sentito meno pirla.
14.30. Ultimo tratto fatto con un personaggio assurdo: un seminarista ungherese con cui ho fatto 4 km e molte chiacchiere in inglese (geopolitica europea e religione soprattutto). Sono già accomodato in albergue ma c’è assenza campo in tutta la dannata zona di Bertucedo, quindi non posso fare gli auguri di compleanno alla mia povera mamma (nota di folklore).
Sono stupito dal fatto che, nonostante tutto, non sono stanco per niente. I tempi di ripresa dopo le salite si accorciano e sarei andato avanti almeno altri 5 km: il problema è che a La Mesa (tra 5 km) pare l’albergue sia pieno: oggi insomma RELAX (per ora mangio un bocadillo delle dimensioni di una mia tibia, viva il dimagrimento!).
Ps: 201 km a Santiago 🙂
PPS: in fondo il titolo “Strange Days” con questo articolo c’entra poco, ma si riferisce ad un film che è sempre stato sepolto nel mio immaginario e ad una canzone, che non c’entra neanche con il titolo correttamente, ma che gli ho sempre sovrapposto.
Add Comment