Dal pellegrinaggio al trekking: 16 agosto – ore 17.15
Tappa da 37 km, eterna e noiosetta come paesaggi. Attraversando piccolissimi paesini di agricoltori, tutti di pietra, campi e allevamenti intensivi, in realtà stavo ripercorrendo vecchie vie romane (diventate asfaltate). Niente traffico se non qualche trattore, ma se i primi giorni fare dei pezzi di strada “vera” era una pacchia, perché più liscia e regolare, adesso sento la differenza di durezza e detesto non essere tra i boschi come un fauno.
Comunque momenti carini, soprattutto odori che mi hanno riportato intensamente all’infanzia (due giorni fa l’aveva fatto il profumo di mentuccia selvatica di un campo, oggi mille altri profumi e anche puzze), a quando avevamo il palazzotto e le Langhe non erano ancora diventate una grossa enoteca chic a cielo aperto. Oltre a tratti in cui ho “volato tra le farfalle” (nel senso che c’erano farfalle colorate tutt’intorno a me che svolazzavano mentre camminavo, non so se perché ormai ho assunto le fattezze di una fatina dei boschi o se perché emetto un odore molto naturale, sauvage, e simile ai molti altri animali che popolano la zona di “caccia intensiva” – oggi sembrava di essere in guerra, ho scoperto di essere contro la caccia, dopo anni di indecisione).
Poi questa mattina ho anche pensato alla “comunità di pellegrini” che siamo diventati e vista dall’esterno. Sono tutti gentili, è buffo, ancora nessuno neanche scortese (a parte i/le camerieri/e ma dev’essere uso fare i rudi), dai ragazzi ubriachi che tornano a casa quando partiamo alle vecchiette di campagna che salutano e cercano di rendersi utili. E a proposito di comunità domani probabilmente si scioglierà la compagnia con Mauro e Giovanni (che ho scoperto essere un disegnatore e prototipatore di occhiali, figo!): abbiamo discusso e valutato infinite varianti per concludere dignitosamente la passeggiata, perché siamo agli sgoccioli, quasi giunti al punto in cui il meraviglioso e solitario CAMMINO PRIMITIVO si unisce al MAINSTREAM FRANCESE. E noi che siamo un po’ hipster dentro, ma soprattutto ci sentiamo come arditi della Prima Guerra Mondiale in mezzo a papaboys che passeggiano, vorremmo fare qualcosa di diverso che una settantina di km come tutti gli altri.
Eppure si tratta di una scelta difficile, che ho compiuto: seguirò le orme di Alfonso il Casto anche se dovrò entrare nel francese. Loro probabilmente domani, da Melide, prenderanno un pullman per Santiago e di lì un pullman per La Coruna, per poi tornare indietro in quattro tappe. E la cosa di arrivare in Santiago così però mi dà troppo in testa, quindi vedrò come gestirmi gli ultimi km, magari percependo uno spirito meno agonistico e più religioso. Il punto è che qui tutti parlano di trekking, e io ho sempre ODIATO IL TREKKING (cosa che lascia tutti perplessi tra l’altro, dopo che ho camminato 270 km), e nessuno di spirito, mistica o fede. Di là si parlerà di più di queste cose ma alla maniera non medievale che mi fa venire il latte alle ginocchia, perché mi ricorda arcobaleni e manifestazioni per la pace, invece di Crociate, o preti che vanno a Scampia invece di cattedrali gotiche o barocche che lasciano senza fiato.
L’importante e continuare a camminare fino alla meta finale, comunque. Anche se ora sono in mezzo alle pecore, nell’albergue più figo ma isolato visto finora (As Seixas)… Santiago here I come, come pellegrino e non facendo trekking!
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