Cinque consigli per un completo estivo

Cinque consigli per un completo estivo

Il caldo di questi giorni pone l’uomo elegante (o anche solo l’uomo che va in ufficio con un completo estivo) di fronte ad un dilemma: una parte di lui sogna la spiaggia e per questo il subconscio gli suggerisce di infilarsi le infradito, calzoncini corti, una polo (o peggio una t-shirt) e presentarsi così al prossimo suo. D’altra parte vestirsi di tutto punto può rivelarsi fatale, in un mondo in cui i bocchettoni dell’aria condizionata non sono ancora sparati su tutti i marciapiedi.

Allora cosa fare? Mantenere lo stile impeccabile di un lord inglese a Calcutta durante il colonialismo con il suo completo estivo, oppure assumere i connotati del Maestro Muten di Dragon Ball? Ecco qualche consiglio…

1) Scegliere le corrette materie prime per il completo estivo

Se ne avete la possibilità, fatevi fare o cercate un completo (o uno spezzato, a seconda dell’uso che ne farete) in lino, fresco di lana o cotone. Tenete a mente che non è solo la tipologia di tessuto a fare la differenza, ma anche il trattamento con cui è realizzato e quanto è stretta la trama. Con un pantalone di cotone denso non si respira, così come invece con una lana tropicale a trama rada si sente la poca brezza che l’ambiente offre, anche se si indossa un completo estivo a tre pezzi.

2) La fodera è nemica

Essere vestiti di tutto punto limita la ventilazione, il primo passo verso quel fenomeno chiamato “pezzatura” che è tanto antiestetico quanto foriero di cattivi odori. Non c’è fodera che tenga, anche se di ottima fattura e composta Bemberg (che poi è una fibra a base cotone, molto apprezzata nel campo della sartoria e dell’abbigliamento in genere per le sue qualità seriche, traspiranti e termoregolatrici). O meglio, il problema è proprio che la fodera, comunque, “tiene” Le mezze fodere o gli abiti sfoderati in realtà costano di più come produzione, ma sotto il sole può valerne la pena.

3) Su misura non vuol dire skinny

Qui c’è tutta una riflessione da fare su come un abito, per quanto su misura, debba essere perfettamente come una seconda pelle, oppure debba avere una forma sua, che si adatta e “corregge” quella del corpo sottostante. Fatto sta che soprattutto in estate, l’idea di “far vedere che il vestito è perfetto” perché è perfettamente tailor-made, è un po’ inopportuna. Se la fodera blocca la ventilazione, un vestito troppo stretto limita il flusso d’aria che noi uomini dobbiamo procurarci dalle estremità (e per una volta, le donne che non sanno mai cosa mettersi non si lamentino più delle gonne). E’ il segreto perché il sudore faccia subito “effetto” e abbassi la temperatura corporea senza diventare un personalissimo acquazzone estivo, fino al punto da lasciar segni sulla giacca. In più, se non avete il fisico di una statua greca (ed io per esempio non ce l’ho), un completo estivo (o un abito in generale) troppo “di misura” ricorda piuttosto la confezione delle salsicce fatta da un macellaio, che un inno all’eleganza. Ci vuole anche un po’ di sano realismo.

4) Colore chiaro, gusto pulito: completo estivo

Le tonalità chiare assorbono meno il calore. E’ una legge fisica e vale per la vostra Aston Martin parcheggiata sotto una tettoia quanto per la giacca che vi mettete. I colori dell’estate virano su tonalità più accese e i vari bianco, panna, grigio chiaro vanno molto meglio che in inverno. Anche colori più classici possono permettersi una vena più accesa, con blu che virano all’elettrico invece che all’oltremare.

5) Un po’ di libertà sugli accessori

Questo aspetto è più personale. A me, per esempio, la cravatta non dà nessun fastidio, ma si può derogare al suo utilizzo lasciando il colletto aperto per far passare un po’ di aria fresca. Le scarpe magari invece di essere le classiche Oxford possono essere più estive e i mocassini (rigorosamente senza calzini) sono ottimali, se il taglio del pantalone lo consente. E no, i risvoltini alti sopra la caviglia non vanno comunque bene perché sono come una spruzzata di peperoncino negli occhi del buon gusto.

Il nemico numero uno, insomma, quando fa caldo è la macchia di sudore, che lascia presagire scenari futuri di intensa odorazione tutt’altro che elegante. Per ovviarla ci sono accorgimenti anche sulle abitudini (evitare appena si arriva in un luogo di bersi un bicchierone di acqua fresca, per esempio, vuol dire evitare che l’organismo faccia una scomposta ola con gavettoni tra una parte del corpo e l’altra), ma soprattutto occorre mantenere almeno il sangue freddo e ragionare su quel che si fa (altro esempio: il lino si stropiccia anche se lo si guarda troppo intensamente. Magari se si entra in automobile con una temperatura di 58°, prima di sparare l’aria condizionata, si può togliere la giacca per evitare l’effetto palude con il sedile, che la trasformerebbe in una sorta di origami astratto).

Perdere stile e lasciarsi andare non significa necessariamente avere meno caldo, solo uscire sconfitti da uno scontro con un fattore che l’uomo primitivo ha iniziato a sfidare millenni fa mettendosi delle pelli addosso. Voi vorreste essere da meno di un estinto esemplare di Neanderthal?

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