Lo so, mi sto concentrando troppo su una stagione, ma avremo tutto il tempo di approfondire altri aspetti dell’eleganza e dell’educazione in seguito. Dopo aver sorvolato brevemente le spiagge ed i fenomeni che vi si incontrano, a grande richiesta ampliamo il raggio della riflessione ai provetti viaggiatori. O viaggiatori della domenica che dir si voglia, perché sono i casi riscontrabili in autogrill.
Infatti, i problemi di convivenza con la specie umana non iniziano solo una volta raggiunto un litorale, ma si fanno minacciosi già in altri luoghi mitici, come gli autogrill, veri e propri ricettacoli di esempi di ciò che non si dovrebbe mai neppure pensare. E, a grande richiesta (non vi sembrerà vero, ma due persone me l’hanno chiesto, e vista l’importanza di tali due persone mi sono sentito lusingato e l’ho considerata subito una grande richiesta) proveremo ad elencare alcuni tipi umani, concludendo con il solito consiglio utile su come comportarsi.
Il mondo è la mia casa
Il primo animale del nostro Bestiario è molto diffuso e trascende il periodo estivo. Si concentra particolarmente nei mesi di vacanza su treni e mezzi pubblici, ma il suo habitat naturale non ha limiti. Si tratta di un esemplare che si riconosce immediatamente per l’abitudine di togliersi le scarpe e “mettersi comodo”. Togliersi le scarpe, che di per sé non è un gesto arrogante o negativo, assume una valenza satanica nei contesti inappropriati: ovvero quando non si sta entrando in piscina ma magari si è fermi in mezzo alle campagne su un binario semi-abbandonato nel cuore della Pianura Padana, su un treno di vent’anni fa con l’aria condizionata rotta. L’esemplare di “il mondo è la mia casa” non si cura del fatto che a pochi centimetri dal suo piede nudo, sudato, peloso e sporco, ci siete voi e ci sono le vostre sacrosante narici. E’ pericoloso ed è da evitare come la peste. In branco fa poi anche di peggio, normalmente consumando pasti luculliani che dimostrano – se ce ne fosse bisogno – che anche le melanzane alla parmigiana sono un piatto estivo. E sì, perché a voi sembrerebbe pesante, ma nell’orto le melanzane vengono fuori d’estate, quindi così è, se vi pare. L’impatto maggiore è comunque sempre olfattivo, anche in autogrill.
Il cuore oltre all’ostacolo
C’è poi chi, forse una sottocategoria di chi si sente a casa propria nel mondo, appena intrapreso il viaggio si sente già arrivato a destinazione: una spiaggia immacolata e bianca, tropicale, deserta. E’ così che capita sulla tangenziale di una grossa città ad almeno due ore dal mare di fermarsi per bere un caffè e trovare intere colonie che riproducono fedelmente tratti di stabilimento balneare tra il cemento e le pompe di benzina. Olfattivamente non sono problematici (se non si avvicinano) ma stridono con l’ambiente circostante e soprattutto diffondono nel mondo il terribile verbo della “canottiera” senza ritegno: quell’indumento malevolo che lascia spalle pelose scoperte e in qualche modo deve aumentare il vigore dei bulbi piliferi ascellari, ché, gira e rigira, là si intravedono sempre foreste oscure di dantesche suggestioni.
Presto che è tardi
Tolti i casi in qualche modo “estremi” ci sono poi diversi insospettabili, che però messi alla prova rivelano subdoli difetti di fabbricazione. I primi sono gli isterici, frenetici, paranoici esemplari del “presto che è tardi”. Il nostro autogrill, che è un po’ come uno zoo, è di nuovo il luogo ideale per incontrarli, ma valgono anche treni e aeroporti. Si tratta di persone che vivono il momento di relax con un’ansia da prestazione assoluta, foriera solo di odio verso il prossimo e ostilità verso i congiunti. Se state facendo la coda per un dannato scontrino, sappiate che loro l’avrebbero fatta più in fretta e non vi stanno pestando casualmente il piede, vi stanno passando sopra. Abbigliamento e odorazione sono indipendenti dalla categoria, nel senso che è totalmente trasversale e riguarda prevalentemente il profilo psicologico. Inoltre, come una patologia, può cambiare nel tempo ed acuirsi con l’età, oppure con le preoccupazioni e le frustrazioni personali da scaricare sul prossimo: ecco qui un insegnamento per noi che vogliamo essere educati ed eleganti, le nostre frustrazioni sono personali e teniamocele per noi. Possiamo sempre sfogarle su un bel gelato*.
Ho dimenticato il cervello in ufficio
Di segno diametralmente opposto, forse meno pericolosi ma in grado di farci spazientire, ci sono poi gli indolenti. Sono individui che improvvisamente rivelano un QI sotto le scarpe, si muovono in modo imprevedibile e lento, ciondolano e barcollano. Spesso guidano bloccando il traffico ma per studiarli il modo migliore è nei passaggi, non importa se di un autogrill, di un bar, di un ristorante, o semplicemente di una strada: loro tendono a raggrupparsi in luoghi stretti, dove si bloccano e – magari leccando in modo grottesco un gelato* – decidono di passare decine di minuti. Discendono direttamente da quelle vecchie comari che si fermano agli incroci in gruppi di quattro per salutarsi, alzando una barricata naturale che ricorda ai più le barricate sessantottine di Parigi. Contro di loro c’è poco da fare, si possono evitare, cercare di scansare, ma sappiate che è inutile chiedere “permesso”: il più delle volte l’unico neurone che hanno lasciato acceso non presidia la zona cerebrale adibita all’udito e non vi sentiranno.
I Very Important Pirla
C’è poi un’ultima categoria che trattiamo in questo estratto dal Bestiario estivo, e sono i V.I.P. Si tratta di uomini così importanti, ma così importanti, che se prendete dalla copertina di Novella antamila l’ultima foto di Della Valle, la fondete con quella di Briatore con Photoshop, e ci aggiungete una spruzzata di Clooney, allora capite a cosa stanno cercando di somigliare (e già lì, c’è da dire, sorgono dubbi). Normalmente hanno un doppiopetto largo, i pantaloni bianchi (lo so che altrove vi dico esattamente di fare queste scelte cromatiche, ma est modus in rebus per dinci!) ed una camicia (cos’è quella? E’ seta? E’ davvero una camicia di seta?!?) che lascia intravedere un pelo brizzolato fino più a meno all’ombelico. La loro carnagione è sempre color cuoio conciato, i capelli sempre tendenti al bianco, le montature degli occhiali sempre di grande marca. I V.I.P. sono un esempio di quello che non dobbiamo sembrare, ed un’utile indicazione della natura su come anche singoli elementi di vestiario corretti, senza educazione, gusto e misura, diventino ridicoli: poi vabbè, si vede la catenazza d’oro attorno al collo e cade anche l’ultimo barlume di speranza, quello per cui li giustificavate dicendo che era solo una botta di caldo.
Tornando a noi: consigli pratici
Ora torniamo a noi e brevemente vediamo come vestirci, sia che viaggiamo in auto, che in treno, che in aereo. Cambia solo se dovete percorrere 350 chilometri a piedi, ma di questo parlavo in un vecchio blog che ho chiuso, e che aveva ancora meno senso di questo.
Valgono i principi generali dell’abbigliamento decente di città. Finché non siete al mare, o in montagna, siete semplicemente in un momento informale della vostra vita, in cui agite in un ambiente complesso ed abitato da gente a caso. Non è il liberi tutti che non c’è neanche in spiaggia, non è soprattutto già la spiaggia. Se posso suggerirlo, anche se non state andando in banca ma solo in autogrill, trovo sempre comodo avere una giacca: fa subito più finito l’outfit, vi tiene un po’ caldo (ma potete sempre tenerla sul braccio o leggere qua e sceglierla leggera) ma in compenso avete – come minimo – 3/4 tasche in più. Da qualche parte, sui fashion blog per esempio, avrete letto che nelle tasche della giacca non si mette mai niente, se non la pochette nel taschino davanti: balle. La giacca è comoda, così come la camicia è fresca. E’ l’anti-marsupio (che insieme a borselli, sacchetti di plastica e altri contenitori potete lasciare ai fenomeni descritti sopra). Capite che se avete 1) chiavi, 2) cellulare, 3) portafoglio, 4) passaporto, 5) eventuali sigarette, e avete 2 tasche nei pantaloni e 4 nella giacca, riuscite ancora ad averne una libera per metterci quello che volete? E’ matematica, non è un’opinione.
* chiudo con una nota, come in un film della Marvel. I gelati. Signori, i GELATI. Io non so voi, ma ci sono persone che mangiando un cono fanno venire i brividi e superano in tre leccate decenni di cinematografia horror entrando indelebilmente nei nostri incubi. Ricordatevelo, quando mangiate un gelato. Ricordatevi che potete causare dei traumi, creare dei serial killer, giustificare dei genocidi. Per esempio, io sono passato alle coppette (e non le mangio neanche più in autogrill).
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