Le tre regole per accettare un invito ad un weekend fuoriporta

Le tre regole per accettare un invito ad un weekend fuoriporta

Reduce da uno splendido weekend tra amici, quasi in famiglia, ne approfitto per ricominciare alla grande la settimana affrontando un tema di scottante attualità: il fine settimana da ospiti.

Rivolgimenti sociali vari, infatti, sempre di più ci portano a ricamarci spazi per noi stessi lontano dal lavoro ad ogni occasione, e se da un lato qualcuno ha ancora la fortuna di avere residenze fuori-porta di famiglia, è sempre più difficile dall’altro far rientrare in bilanci oculati trasferte galattiche in hotel di lusso, anche solo per una notte. E infatti sta tornando fortemente di moda spostarsi a casa di un amico, dividersi spese e preoccupazioni, e tornare a modelli di vita un po’ vintage.

Ma come fare a non essere ospiti inopportuni? Essere invitati è sempre un onore, oltre che un piacere (tendenzialmente sia per chi l’invito lo riceve che per chi lo fa), ma passare per scrocconi o guastare il clima (e non venir mai più invitati) è un attimo. O meglio, il rischio di essere scortesi e dar troppe cose per scontate, porta questo “nuovo-vecchio” buon costume a confrontarsi con la superficialità del giorno d’oggi e a rovinarsi in partenza. Vediamo come evitare figuracce.

1) L’ospite è come il pesce

Un vecchio modo di dire riguarda la “permanenza” a casa altrui: “l’ospite è come il pesce, dopo tre giorni puzza”. Un modo molto immediato di dare la percezione di come anche la più piacevole permanenza da amici debba rimanere in limiti discreti di “invadenza”. Al di là di una mera questione di durata (tre giorni, che visto che stiamo parlando di weekend bastano e avanzano), in realtà si tratta di un atteggiamento a 360°. Essere ospiti vuol dire innanzitutto essere partecipi ma senza esagerare: vuol dire dare una mano quando si prepara cena o apparecchia tavola, non “isolarsi” eccessivamente ma neanche sempre stare col fiato sul collo ai padroni di casa. Se c’è un momento di relax in cui il nostro invitante sta leggendo un libro al sole, e si sta quasi addormentando, non è opportuno arrivare con una camicia hawaiana a proporgli di preparare una sangria. Allo stesso modo se l’idea è quella di andare a fare un giro fuori a metà mattinata, non è opportuno farsi vedere alle 14.05 sbadiglianti e appena riemersi dal proprio letto.

2) Nulla è scontato

Nell’essere ospiti, “nulla è scontato”. Ovvero non bisogna dare per implicito niente. Non conosciamo perfettamente le abitudini neanche dei nostri migliori amici (salvo di essere tornati per l’ennesima volta nello stesso posto dopo numerosi precedenti): esistono abitudini e consuetudini peculiari legate ai luoghi, a volte anche “esterne” ai nostri stessi ospiti (per esempio il modo di riporre i piatti nella credenza o la sicurezza nel chiudere le imposte la sera, in caso di comproprietà degli spazi con altri rami familiari). Dobbiamo sempre essere attenti osservatori e rimanere reattivi per dare una mano. In più, l’ospitalità stessa non è scontata e non significa andare a scrocco. Qui ovviamente c’entra il livello di confidenza che si ha, ma è buona norma non arrivare a mani vuote (un pensierino, magari da “condividere” come un po’ di vino, è sempre apprezzato e fa capire che non si è arrivati come se si fosse a casa propria) e offrirsi sempre di partecipare ad acquisti e spese. Oppure, se sarebbe laborioso farlo, ci si può sempre ricordare che un bell’invito a cena o per un aperitivo è una cortesia che non offende nessuno. Sembra banale, ma ho visto diverse volte degli ospiti nei confronti degli ospitanti comportarsi più che come tali, come proprietari nei confronti di servitori di varia natura.

3) Non fare complimenti

Infine, come linea generale, è opportuno non fare complimenti. L’ospite, salvo il raro caso in cui ci sia un livello alto di formalità (ad esempio se c’è un servizio con persone dedicate, tipo camerieri – con cui tuttavia bisogna essere particolarmente educati visto che non siamo noi a pagarli), convive in spazi fisici ristretti con l’ospitante. Ciò significa che se segue i primi due punti è allo stesso livello del padrone di casa e si adatta alla situazione: essere eccessivamente indiretti, in tale circostanza, equivale a diventare un peso e irrigidire un rapporto molto immediato. Se è quindi in una baita in montagna deve essere pronto ai tipi di attività che possono essergli proposti, se è in un appartamento al mare, deve essere disponibile e pronto a far vita di spiaggia. Questo significa essere attrezzato, col proprio stile, ma senza strafare. Se si vuole un bicchiere d’acqua non bisogna aver paura di chiederlo: è molto più faticoso per l’invitante dover immaginare tutto ciò che l’ospite può volere che non gestirlo come un proprio pari. In più, non fare complimenti non significa comunque essere a casa propria. Se siete abituati a dormire in mutande, per esempio, sarà il caso che per questi brevi periodi che passate a casa d’altri facciate un’eccezione e vi mettiate un pigiama: anche dove è prevista privacy, non è comunque carino rischiare di vagare seminudi seminando imbarazzo e creando situazioni di eccessiva rilassatezza di costumi.

Infine, buon senso ed equilibrio risolvono qualsiasi dubbio vi possa rimanere. E, a volte, anche un filo di pazienza che dovremmo essere ampiamente disposti a mettere sul piatto, a fronte di un così gradito invito.

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