Riflettevo su quale tema trattare, tra alcune richieste interessanti che mi sono giunte ma che riceveranno risposta a tempo debito, quand’ecco che mi è venuta in mente la cosa più banale: ovvero di che parlare quando ci si trova a corto di argomenti di conversazione, magari con persone poco conosciute, magari a pranzo o in occasioni conviviali. Avendo visto accadere le peggiori cose, mi sento in dovere di dare qualche dritta.
Qui ci confrontiamo su eleganza, educazione e stile, ma abbiamo già stabilito che non siano cose di cui parlare troppo in pubblico. Sono tutte forme di comunicazione “paraverbale”, quindi in qualche modo premesse ad una qualsiasi forma di conversazione, ma come sempre accade si contaminano a vicenda. E allora quali sono possibili discussioni che è buona norma introdurre in una conversazione tra gentlemen? Premetto che sono tendenzialmente una persona silenziosa e che adoro ascoltare il prossimo. Il che si traduce principalmente nel fatto che gli interlocutori sopravvalutino la mia intelligenza, immaginandosi che dietro ai miei silenzi ci siano chissà quali riflessioni ontologiche di spessore, e che possano sentirsi liberi di spingersi nella direzione che più li aggrada. Quindi, la regola “zero” di un buon conversatore, per quanto mi riguarda, è proprio quella di essere un buon ascoltatore.
1) Primo consiglio, quindi, con sconosciuti giocare in difesa.
In altre parole, gli argomenti di conversazione preferiti del prossimo è il prossimo stesso. Esclusi assenti (di cui non bisogna parlare, se non bene, col rischio però di elogiare il principale nemico di chi ci si trova davanti), se si riesce ad intavolare una conversazione incentrata su chi si ha davanti, in qualche modo si ha vinto: si assumono informazioni, si coinvolge e si mette a proprio agio il “protagonista” del colloquio. Parole chiave sono “qual’è la tua opinione” e “qual’è la tua storia”.
2) Secondo consiglio: evitare i conflitti
L’argomento nazional-popolare per eccellenza, in Italia, è il calcio. Ora, ammesso e non concesso che nella stragrande maggioranza dei casi si sfondi una porta aperta (ci sono eccezioni: per esempio io di fronte ad un barista che mi elencava i giocatori venduti ed acquistati da una squadra della mia città, recentemente, avevo uno sguardo vacuo perso nel vuoto che deve averlo molto preoccupato), è pur vero che la tifoseria è un esempio lampante di come senza nessun motivo valido, la gente sia pronta ad odiarsi o scontrarsi come Guelfi e Ghibellini ai tempi d’oro. In contesti formali, con persone sconosciute o poco conosciute, quando non si è abbastanza in confidenza, è preferibile evitare qualsiasi argomento possa avviare un conflitto, che in queste fasi di “conoscenza” sarebbe del tutto gratuito e sconveniente. Quindi: niente politica, niente calcio, niente religione, niente sesso o questioni intime o familiari. Parlare di soldi e lavoro, fuori contesto professionale, non genera conflitti ma odora di una qualche meschinità che è meglio lasciare agli altri: che tu sia ricco o povero, in fondo, non importa a nessuno e se sei un gentleman non importa neppure a te.
3) Alcuni argomenti di conversazione per l'”avvicinamento”
Identificare hobby, passioni o aree di particolare specializzazione dell’interlocutore permette di intavolare conversazioni più interessanti. Ovvio che il punto di partenza dev’essere una capacità almeno mediocre di adattarsi a temi differenziati, ma il valore aggiunto è ottenere, anche da una chiacchierata di circostanza, qualche informazione utile in più, qualche arricchimento tematico da sfruttare all’occasione successiva. Consigli su come rompere il ghiaccio? A seconda dell’occasione, come ci si è arrivati e perché ci si trova lì; in generale, cibo, alcohol e gusti, che spostano su un piano più sensoriale il confronto di giudizi ed in qualche modo avvicinano; per lo stesso principio: i viaggi (lo stesso vale per libri, musica, film). Sono esperienze per lo più generalmente positive, e ispirano quindi con il ricordo un feeling positivo che si riflette sulla narrazione, permettendo di raccontarsi a vicenda esperienze e di conoscersi “senza rischi”.
4) Be positive, be formal
Quanto si diceva prima di giocare in difesa non è tanto per un aspetto cautelativo (non voler dare troppe informazioni su di sé) ma piuttosto rendersi conto del fatto che a perfetti sconosciuti non interessa nulla dei nostri problemi. Anzi, l’impressione che diamo è spesso fortemente influenzata anche dal nostro atteggiamento, per cui è meglio evitare confessioni immediate, approfondimenti relativi ai propri struggimenti o alle proprie fisime e così via. Anche perché per molte persone l’eccessivo avvicinamento senza “preliminari” è motivo di imbarazzo o disagio. Senza arrivare agli estremi di non lasciarsi andare neppure coi propri amici di sempre, è una tendenza del nostro tempo (forse derivata dall’anonimato di internet e del mondo delle chat) quella di volersi confessare a tutti i costi: quasi a trovare un modo per legare il prossimo mettendolo a parte di segreti (di Pulcinella) ed emozioni (di cartone). Se negli anni ’80 era figo non provare niente, e fare sempre faccia da poker, oggi a volte si cade nell’eccesso opposto: meglio saper usare un po’ di distacco, almeno le prime volte che si conversa con qualcuno, per mantenere la conoscenza su un piano meramente cerebrale e stimare a vicenda il valore che si può avere.
5) La conversazione è bilaterale
Il botta e risposta è la forma giusta per un colloquio. Non dev’essere un monologo e non dev’essere una sessione di psicoterapia. Su questo punto entrano in gioco diversi fattori: qual è il vero interesse nell’altra persona, nella situazione, nel contesto: spesso l’interlocutore è un tipo silenzioso che non sa cosa dire, ma altrettanto spesso è un so-tutto-io che quando parte nessuno più lo ferma. In entrambi i casi si richiede uno sforzo direttamente proporzionale a quanto si voglia soppesare l’altra persona: se non ce ne frega niente, se non per far passare il tempo che ci si trova a vivere insieme, possiamo lasciarci andare ad affascinarlo/a con racconti, oppure a sapere tutti i dettagli dei suoi funghi ai piedi; se invece vogliamo in qualche modo rapportarci a lei/lui, il botta e risposta richiede un atteggiamento attivo: se stiamo conducendo noi, dobbiamo interpellare, se sta conducendo lei/lui, dobbiamo inserirci con osservazioni che possano – per lo meno – essere a tema.
6) Empatia portami via
Se c’è il rischio che qualcuno domini sulla conversazione, d’altra parte è normale che qualcuno abbia più parlantina e che – se siete i gentlemen che spero siate – per lo meno vi comportiate in modo consapevole. Il che si traduce nel fatto che potreste anche non spiccicare una parola, ma che sapreste sempre e comunque mettere a proprio agio i vostri interlocutori. Questo, indipendentemente dagli argomenti di conversazione, è il punto nodale di tutta la questione: il vostro esplicito dovere è non far annoiare il prossimo, in seconda battuta non annoiarvi voi, in terzo luogo riuscire a dare di voi l’idea reale di chi siete ed acquisire sufficienti elementi per soppesare chi vi sta di fronte. In fondo, parlare rilassatamente ad un ricevimento serve proprio a questo: espandere la propria rete sociale in modo organico e diretto.
8) L’aneddotica nel cassetto
Si diceva che bisogna parlare molto di cose, oggetti, situazioni, poco di altre persone e niente di sé. In un certo senso è un principio sugli argomenti di conversazione sempre valido ma, se escludiamo il caso di essere degli accademici dalla cultura sconfinata, come possiamo riempire di mirabilia il primo punto? Se il nostro lavoro è stimolante e ci ha messo in situazioni particolari, è una buona fonte; se leggiamo il giornale tutte le mattine anche l’attualità è una buona fonte (soprattutto in società e costume, da escludere come già sottolineato la politica e la cronaca nera… il meteo è come dichiarare la resa); se il livello della conversazione ne offre spunto, una vera chicca sono le curiosità: storiche, buffe, poco conosciute. In questi casi è importante conoscere la fonte (“c’è stato un sondaggio della Columbia University che evidenziava come…”) oppure almeno un riferimento preciso (“lo sapevate che oggi, esattamente ottocento anni fa, l’esercito di Re Tizio vinceva sull’esercito di Re Caio?”), ma soprattutto avere abbastanza carbone per far andare avanti le macchine almeno per qualche minuto. Vi forniremo materiale utile, giorno per giorno, con l’Almanacco: perché il presente è sempre e comunque il frutto del passato, così come lo stile che abbiamo oggi è figlio di generazioni e generazioni di stili passati.
PS: in realtà questo post è generico e del tutto non esaustivo. Mi è stato chiesto qualche consiglio per una conversazione vincente nell’affascinare una fanciulla che abbia accettato un invito a cena: per quella circostanza mi permetto solo di consigliare di non informarsi su internet su cosa dire perché i casi sono due: o la fanciulla non merita o voi che l’avete invitata non meritate. Unica regola: se per voi lei è anche solo per una sera il centro del mondo, anche la conversazione (e gli argomenti di conversazione) deve dimostrarlo. Evitate quindi di fare i pavoni e di stordirla di parole: funzionano meno dell’alcohol e, soprattutto, vi riportano indietro nella scala evolutiva almeno di due passaggi.
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