Non sono quel tipo di conservatore tradizionalista che ritiene la tecnologia malvagia e tutto l’internet un covo di pervertiti e perdigiorno, anzi, bene o male è uno degli strumenti principali con cui lavoro ed ho imparato a rispettarlo. Se no, non avrei anche un blog. Ma proprio per questo, ho modo di osservare che il web sa tirare fuori il peggio da molti di noi, ben al di là della reale cattiveria e cafonaggine che esibiremmo altrove. Anche insospettabili si lasciano andare, così qualche consiglio di bon-ton creativo (la famosa netiquette) spero non cada invano.
La causa di molti problemi è il (supposto) anonimato. Ci si trova ad interagire, in piena confidenza o quasi, con dei perfetti sconosciuti, che hanno opinioni molto diverse dalle nostre oppure che hanno avuto una pessima giornata e si stanno sfogando. O ancora, semplicemente, ci troviamo a discutere con sub-umani dai quali normalmente, per strada, gireremmo al largo.
Conosci lo strumento che usi e perché esiste (a monte della netiquette)
Il primo principio è essere consapevoli del mezzo su cui ci si trova: Facebook è per tenere in contatto persone che si conoscono (per lo più a scopo ricreativo), o per promuovere la comunicazione a due vie tra brand (intesi generalmente) e pubblico. Linkedin è per parlare di lavoro, affari, business. Instagram è fatto per condividere le proprie foto ritoccate (o per i brand diffondere la conoscenza dei propri prodotti). Twitter per dare frequenti aggiornamenti di contenuto o per surfare tra le news diffuse dai principali “operatori” del settore ecc. Il che, più che altro, è utile a trarre alcune conclusioni:
- perché connettersi con qualcuno?
- cosa condividere pubblicamente?
- come approcciarsi mentalmente?
- quali criteri di netiquette applicare?
L’aggiunta di “collegamenti”
Che si chiamino “amici”, “follower”, o in qualsiasi altro modo, sono le persone che “disturbate” per collegare al vostro profilo. Da ciò ne deriva che potrete vedere quel che loro posteranno, potrete commentare e così via. Non entriamo nei dettagli tecnici ma buttiamo subito lì una regola che nessuno rispetta e che il social più diffuso, Facebook, ci porta a formulare a gran voce: aggiungete chi conoscete.
Ci sono eccezioni (Twitter è un caso a sé, Linkedin e tutti gli altri, in linea di massima, consentono di collegarsi per uno scopo e quindi trascendono la reale conoscenza reciproca), nel qual caso è opportuno inviare, oltre alla richiesta di amicizia, anche un messaggio privato di presentazione: per far capire chi si è, e perché si avrebbe piacere di connettersi. All’etichetta normale si dovrebbe affiancare la normale netiquette del buon senso.
Purtroppo la deriva dei social come agorà virtuali e luoghi d’incontro ha portato molti a utilizzarli più per abbordare “ragazzine” (inteso proprio come stereotipo: possono, ovviamente, essere tanto dei sessantenni obesi e sudati dietro uno schermo, quanto innocenti minorenni, non rileva) che per fare ciò a cui servirebbero: ufficialmente mantenere i contatti con le proprie cerchie di conoscenze (semplificando un tot di cose, come gli inviti ad occasioni del tutto informali), ufficialmente per inviare milioni di dati personali sul proprio conto a chi li sa leggere. I maestri dei big data che, più o meno, sanno anche qual è il nostro dolcetto preferito senza avercelo mai chiesto.
Regole (ovvie) di comportamento – la Netiquette
Facebook è poi diventato, anche, il principale talk show italiano, sostituendo i vari Ballarò & Co. Armate di complottisti, contro armate di fascisti, contro armate di comunisti, contro armate di qualsiasi forma di estremisti si fronteggiano quotidianamente con commenti infuocati, che spaziano dalla stringente attualità alla storia del Ventennio, ignorando totalmente le basi della netiquette. E lo fanno con una violenza verbale catartica, vicina all’assoluto. Si identificano in breve e facilmente, tutti gli stereotipi in cui i singoli decidono di rientrare: ci sono i provocatori, i vittimisti, i buonisti, gli allarmisti, gli esibizionisti… ed è inutile continuare, perché se fate un giro sulla vostra homepage ve ne accorgerete da soli.
Intanto, se le persone che avete collegato sono solo persone che conoscete, rischiate meno di finire in quelle che si chiamano in gergo nerd “cat-fight”. Esistono comunque gruppi e pagine in cui potete trovarvi di fronte ad affermazioni che sconvolgono il vostro buon gusto, i vostri valori, il vostro ordine cosmico. Di fronte a tali orripilanti insulti, respirate. Poi rendetevi conto che qualsiasi cosa replichiate è oggettivamente inutile: per voi, per l’autore originale che vi ha offeso (e che non cambierà mai idea per quel che dite), e per l’universo. Se nonostante questo, per un qualsiasi motivo, avete tempo o voglia di interagire, preparatevi: verrete attaccati nel modo più violento che possiate aspettarvi. Respirate di nuovo e chiedetevi: mi darà fastidio? Se avete un distacco sufficiente, iniziate pure la discussione, a scopo prettamente ricreativo.
- evitate sempre il turpiloquio (che vi abbassa inutilmente al livello di interlocutori che se la stanno prendendo veramente – e ci sono esempi meravigliosi, nella loro assurdità) e scrivete minuscolo (maiuscolo equivale a URLARE);
- argomentate, non preoccupatevi di essere succinti o meno, tanto siete di fronte a persone che stanno buttando come voi il loro tempo, ma non cadete nella tentazione “dell’ultima parola”. Se ci fate caso, l’80% delle discussioni sui social profila due/tre posizioni massimo, che vengono poi ripetute per “n” volte o dai due interlocutori, o da una serie di infiltrati che si aggiungono e schierano qua o là, aggiungendo dettagli inutili;
- siate consapevoli che state rinunciando alla vostra privacy: nel momento in cui vi mettete in gioco, o lo fate con le dovute cautele oppure poi non lamentatevi se vi tirano il pallone in faccia. Quello che pubblicate è il vostro mondo (foto, riflessioni, geolocalizzazioni): se siete degli amanti della baruffa, di baruffa ferite e di baruffa perirete, magari quando posterete una serena foto in spiaggia ed avrete il fianco scoperto.
Regole (tristemente vere) di interesse
Infine, semplicemente, rendetevi conto che fondamentalmente al prossimo non importa molto di cosa facciate, dove siate, e con chi, ed anche questa è netiquette. Per cui la motivazione per la vostra azione dev’essere sempre o ludica (vi fa piacere mostrare di essere su un bel terrazzo sul mare con la persona che amate? fatelo) o professionale (producete pinzette per i capelli e volete ogni 20 minuti postarlo su facebook sperando di impennare le vendite? fatelo). In più, se passate la giornata a condividere ogni 5 secondi gattini, oppure frasi sconce, oppure fiori glitterati con aforismi melensi in italiano approssimativo, ricordatevi che quelle cose le state “facendo vostre” ricondividendole: usate di più i like e meno gli altri tastini, e il mondo sarà (un pochino) migliore.
Per il resto, abbiamo già più volte ribadito che un gentiluomo, un signore, è tale quando è ad una cena formale, è tale quando è da solo a casa, è tale in ogni circostanza. L’educazione non è un vestito che si toglie e si mette: per cui le regole generali valgono anche su web. Anche se sembra strano.
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